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lunedì 22 settembre 2008

Editoriale - Analisi A S ROMA

L’avvio della stagione 2008-2009 è stato uno dei meno esaltanti dell’era Spalletti, una sconfitta ed un pareggio nelle prime due giornate rispettivamente con Napoli e Palermo sembravano aver smembrato la coralità di gioco, che, a detta dell’opinione pubblica, aveva caratterizzato la squadra che ha giocato il miglior calcio in Italia negli ultimi tre anni.

Merito di Mr. Spalletti e merito di una squadra che ha saputo rialzarsi dalle ceneri della frastornante stagione 2004-2005 quando nella panchina giallorosa si alternarono nell’ordine Prandelli, Voeller, Del Neri e infine Bruno Conti che ha saputo salvare una stagione inguardabile, dalla quale sembrava impossibile poter ripartire.

Luciano Spalletti, tecnico dell’As Roma dalla stagione 2005-2006, ha impresso fin dall’inizio la propria impronta alla squadra, giungendo ad inaugurare il modulo 4-2-3-1, che tante gioie e tanto spettacolo ha saputo donare alla causa giallorossa. Le esaltanti imprese di Lione e Madrid in campo internazionale passano per l’idea tattica del tecnico di Certaldo, che se in questo momento avesse anche solo un po’ di peluria sulla cute della testa, probabilmente comincerebbe a perderla. Scherzi a parte. I dubbi si alternano incessanti nella mente del tecnico toscano, che dopo l’avvio disastroso anche in Champions League con la pesante sconfitta 2-1 col Cluj, ha saputo risollevare il morale di una squadra decimata dagli infortuni, attraverso l’incoraggiante vittoria di Sabato scorso con la Reggina, importante non per il risultato, quanto piuttosto per sprazzi di bel gioco dimostrato. La stampa e le emittenti radiofoniche romane avevano già avviato una campagna di marketing avversa al tecnico giallorosso, target: La piazza e i tifosi. Facile dimenticare. Dall’esaltazione si passa in un attimo alla depressione nella Capitale. Ma la squadra ha saputo reagire come il Mr si aspettava, attraverso reparti corti e pressing continuo, alternati da continue ripartenze. I problemi sono ancora tanti, l’inserimento non agevole dei nuovi arrivati in uno schema tattico certo non abituale, i numerosi infortuni patiti (Totti, Taddei, Tonetto, Mexes, Juan, Perrotta, Baptista, Pizarro) e l’avvio improponibile avevano distrutto quel che di bello il tifoso giallorosso è abituato a vedere. Ma i cavalli forti si vedono all’arrivo, non alla partenza. Sarà così? Nessuno può dirlo con certezza, nemmeno il tecnico di Certaldo, che nel frattempo ha cominciato a preparare la trasferta di mercoledì sera a Genova. Lui di certo non dimentica. Non lo fate neanche voi.

Pubblicato da Fabio Capannini - CAPOREDATTORE A.S. ROMA

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