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lunedì 2 novembre 2009

Spalletti: "Sogno l'azzurro dopo i Mondiali"


Per ora Luciano Spalletti è un disoccupato di lusso, e si diverte da Mister Peroni a giocare per beneficenza col fantacalcio. Ma se il futuro è assicurato, tra proposte Zenit e ipotesi Milan, il sogno a occhi aperti è ancora più grande. "Una nazionale? Sì, la nazionale è il sogno di tutti gli allenatori, e io sono pronto", è la risposta esplicita del tecnico di Certaldo. E sa tanto di una candidatura al dopo Lippi, chissà poi quanto di bandiera. Ma nel calcio ideale dell'ex allenatore Roma c'é anche dell'altro. "Agguati, bombe, minacce: è ora di farla finita.
Sono cose che non vorremmo vedere nella nostra vita, perché dobbiamo accettarle nel calcio?", tuona dalla sala consiglio della Figc, all'indomani della surreale domenica dell'Olimpico della sua ex squadra: una vittoria giallorossa scacciacrisi tra fischi, bombe carta, cuscini funebri e uova lanciate contro il pullman. "Negli stadi italiani non riusciamo a portare la nostra civiltà. Attenti - avverte Spalletti, in queste settimane in giro per il mondo a studiare l'altro calcio - siamo rimasti indietro a livello europeo. Non so se Capello abbia ragione e se siamo ostaggi degli ultrà: io so solo di avere una gran determinazione dentro, e se abbiamo voglia di combattere tutto questo si può fare". Colpa anche dei media, sottolinea Spalletti, ma soprattutto della cultura non-sportiva: "Si esagera nella contestazione - dice partendo dal caso Roma, ma evidentemente pensando anche a quanto successo tra Cassano e tifosi Samp - Si esaspera il concetto di vittoria per vendere il prodotto. E invece il calcio é un gioco, una festa: è il luogo dove ci si diverte. I giocatori sono persone, non macchine: è giusto farli lavorare da segregati, accusarli di non saper fare il loro mestiere, continuare a considerarli dei privilegiati e pretendere che se hanno il quarto stipendio della serie A arrivino quarti? L'equazione non regge. E se non impariamo ad accettare le sconfitte, in Europa rimarremo sempre indietro".
D'altra parte, il suo calcio era fatto soprattutto di gioco.
"Quattro anni di Roma e anche l'Udinese, c'é di che esser orgoglioso. Resto convinto che attraverso il gioco sia più facile arrivare al risultato. Mourinho? E' un buon domatore - dice pungente - usa tensione e attenzione per consentire alle sue squadre di sfruttare gli episodi. Spesso gioca peggio, ma coglie quegli attimi e vince. In questo è il più bravo". L'esperienza Roma è alle spalle, ma senza rimpianti. "Cosa ne sapete dei rapporti con Totti e Perrotta? Li ho sentiti, anche dopo le loro dichiarazioni - spiega l'allenatore, spiegando la sua reazione a quell' 'addio inevitabile' evocato dai due ex allievi - Con loro rimane il rapporto di amicizia e chiarezza avuto in quattro anni, e quando ci siamo lasciati i giocatori erano molto dispiaciuti. Ma rimango dell'idea: avevo dato loro tutto, ricevendo tanto. Ed era ora che qualcun altro provasse a tirar fuori il meglio di una squadra di enormi potenzialità". Il rapporto con Rosella Sensi è invece più complicato. "Ho abbandonato la nave? Nessuna dichiarazione o travisamento potrà cancellare quel che ho vissuto a Roma - la risposta in differita - A me Roma e la Roma piacevano, e continuo a voler loro bene.
Ho ricevuto molto dalla famiglia, il mio presidente è stato Franco Sensi che mi aiutò a entrare in quella realtà, e poi anche la presidentessa Rosella. Tornare se la proprietà cambiasse? Non è questo il discorso. Ma se le nostre strade si rincrociassero nel futuro, sarei felice". Intanto, c'é la proposta dello Zenit ("sono andato, ho visto, idee e persone sono serie: valuteremo"), la possibilità di andare all'estero, ma soprattutto la nazionale. "Ci sono molti tecnici italiani che ne allenano di straniere, ma io mi sento pronto anche per 'la' nazionale, quella azzurra. Il ritorno di Totti? L'Italia può fare a meno anche di Francesco, ma di sicuro è uno che ha colpi diversi da tutti. Lui e Lippi si conoscono, sarà Totti a dover dire l'ultima parola, se se la sente". E Cassano? "Lippi sa decidere, è il numero 1 degli allenatori, ha vinto il Mondiale: bisogna ascoltare e stare zitti". Perfetto per un ct.


Fonte : www.tuttomercatoweb.com

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